Programmare il ritorno del pubblico negli stadi: criticità e possibili soluzioni

Articolo scritto da Francesco Davalli

Dal confronto con gli operatori del settore stanno emergendo utili spunti per organizzare in sicurezza il ritorno del pubblico negli stadi. L’importanza degli aspetti strutturali è indiscutibile, tuttavia, la partita - del rientro in sicurezza - si giocherà sulla capacità o meno di saper gestire la macchina organizzativa.

Per farsi trovare pronti sarà necessario:  

  • monitorare le condizioni della curva dei contagi, le quali permetteranno la riapertura solo a certe condizioni (es: zona bianca e 20% della popolazione vaccinata);

  • implementare un adeguato assetto procedurale e dei controlli.

Considerando la seconda dimensione, ovvero quella su cui possiamo incidere in qualità di addetti del settore, tre sono le variabili imprescindibili da normare nei protocolli, ovvero

  • distanziamento interpersonale;

  • igiene delle mani e tutela respiratoria (mascherina);

  • controllo della temperatura e raccolta delle autodichiarazioni.

Tali variabili dovranno essere implementate puntualmente, considerando i punti di forza e le criticità strutturali dell’impianto.

La politica di biglietteria dovrà garantire il metro di distanza in ogni direzione; sul punto, caldeggia la possibilità di creare settori dedicati alle famiglie, dove il distanziamento sarà funzionale alla richiesta di vicinanza dei familiari. Sempre in tema di politica di biglietteria, offrire in vendita posti a scarsa visibilità equivarrà ad offrire un valido motivo per non rispettare il posto assegnato. Integrare l’autodichiarazione COVID entro il processo di “acquisto – validazione del titolo”, ovviamente su supporto elettronico, sarà altro strumento di fondamentale importanza per gestire efficacemente il processo, limitando attese ed assembramenti per lo spettatore nel flusso di ingresso.

Varie istituzioni del calcio affermano che non si tornerà al modello di tifo precedente; le società sportive potranno incidere sulla scelta dei supporters che frequenteranno lo stadio. Nelle partite effettuate con 1.000 spettatori sono state effettuate esperienze rilevanti, che hanno però evidenziato soluzioni molto diverse negli impianti. Alcune autorità locali hanno vietato la possibilità di offrire qualsiasi cibo o bevanda, mentre altre hanno permesso l’allestimento di catering e l’utilizzo delle sale hospitality (pare arrivando in alcuni casi ad organizzare veri e propri show cooking).

Una cosa è certa, quando verrà sancita la possibilità di rivedere i nostri tifosi, dovranno essere definite regole centrali e chiare per permettere all’operatore di pianificare adeguatamente la riapertura delle attività.

I bar posti all’interno degli impianti dovranno privilegiare pagamenti contactless per limitare i problemi di igiene, anche privilegiando l’uso di app dedicate. Dovranno essere definite zone nelle quali poter consumare cibi e bevande, tenendo in considerazione che in questo frangente i tifosi non indosseranno le mascherine. Per le aree destinate al consumo di cibi sarà importante definire l’indice di affollamento “valido sull’intero territorio nazionale”. Nella recente esperienza, in alcuni impianti è stato vietato consumare seduti al proprio posto, in altri è stato consigliato mentre alcuni impianti hanno fatto trovare un lunch box ad ogni invitato. Questo aspetto dovrà esser chiarito per evitare disparità. Spetta invece alla società sportiva definire chiaramente la politica adottata sul fumo, visto che mentre fuma non si indossa la mascherina. La società potrebbe concedere di fumare solo in aree dedicate o sugli spalti, oppure seguire gli esempi di dei primi stadi in cui è viene fatto rispettare il divieto di fumare.

Gli steward ed il personale di accoglienza e controllo, dovranno misurarsi con nuove esigenze. Il controllo della folla verrà declinato nel termine di evitare assembramenti (corretta gestione della distanza tra le persone negli accodamenti: ingressi, bar, bagni, ecc). Sul mercato stanno fiorendo numerose offerte tecnologiche all’avanguardia, piuttosto costose e proibitive per le piccole e medie realtà. Ma oltre all’aspetto tecnologico e formale, quale sarà la politica delle società sportive, soprattutto verso la tifoseria organizzate? È noto che le regole anticontagio impediscono quasi tutte le ritualità tipiche dei gruppi organizzati: i cori sono importanti sorgenti di droplet, bere e fumare possono essere fatti solo senza mascherina, l’abbracciarsi dopo i gol ribadisce l’appartenenza al gruppo ed infrange il distanziamento. Una strategia potrebbe essere garantire la sicurezza di tutti i presenti canalizzando le forme di supporto dei gruppi organizzati verso modalità coerenti per limitare il contagio COVID? Alcune società in passato hanno promosso collaborazioni sinergiche che hanno portato ottimi risultati per il contrasto alla violenza, si potrebbero individuare percorsi virtuosi anche in queste circostanze. Altre società hanno solo cercato di aumentare le distanze con i supporter, e vedono l’attuale situazione come l’occasione da cogliere per allontanare i tifosi problematici cercando di sostituirli con altri più inclini a rispettare il codice di comportamento. Interessanti in tal senso sono le promozioni di social media manager che cercano di intercettare nuovi target.

La società sportiva che cerca l’inclusione privilegerà steward più vocati ai temi di service (politica di collaborazione) o agli aspetti safety-security (politica di allontanamento). Ma l’offerta steward riuscirà a soddisfare queste richieste? I DGE italiani hanno in più occasioni evidenziato che alla riapertura al pubblico non ci saranno gli steward necessari, né numericamente né tanto meno per qualità. Guardando al prossimo futuro le società di fornitura steward dovranno accogliere questa sfida. Serviranno quindi steward professionali, con aggiornamento professionale sui protocolli anti-covid e spiccate capacità sui servizi, per riaprire gli stadi, mentre le norme attuali non si sono adeguate ed al momento escludono l’erogazione dell’aggiornamento che è obbligatorio per mantenere la qualifica. Servono anche politiche chiare da parte delle società di calcio, che definiscano esplicitamente il percorso che intendono intraprendere.

Gli stimoli sono tanti e dovranno essere valutati nel complesso e declinati nella singola realtà sportiva per poter soddisfare realmente le esigenze dei tifosi. È necessaria un’analisi interdisciplinare per definire il percorso che permetta alla società di attuare i precetti normativi offrendo uno stadio sicuro nel quale gli spettatori percepiscano la sicurezza e trovino soddisfazione alle proprie esigenze.

Per ulteriori approfondimenti, consulta anche quanto suggerito dal nostro Team al Corrieredellosport.

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