Il rientro dei tifosi negli Impianti sportivi: Soluzioni tecnico - giuridiche e quesiti posti al Garante Privacy

Articolo scritto da Redazione Sportlaw

L’auspicato ritorno dei tifosi sulle gradinate degli Impianti sportivi passa per un percorso tecnico - giuridico non banale.

Se da un lato gli operatori di settore attendono le decisioni della “politica” (i cui esiti saranno formalizzati in nuovi protocolli federali, Dpcm., ordinanze regionali, ecc..) dall’altro, è necessario farsi trovare preparati, avviando sia analisi tecnico - giuridiche riguardanti l’accesso dei tifosi agli eventi di pubblico spettacolo, nonché approfondimenti lato privacy.

Distanziamento sociale, rilevazione della temperatura corporea, uso di mascherina protettiva, gel igienizzante, percorsi monodirezionali, autocertificazione anamnestica, sono solo alcune delle misure previste dai protocolli in vigore emanati dalle maggiori federazioni nazionali. Ormai “testate” ed ampiamente metabolizzate dagli operatori di settore e in piccola parte dal pubblico durante le timide aperture autunnali (sono stati disputati 2 turni di campionato professionistico con 1000 spettatori oltre a qualche evento spot quale la final four di basket), le predette misure rischiano di essere insufficienti nell’auspicata apertura al pubblico nei mesi a venire.

La vera sfida degli operatori di settore è infatti quella di riuscire ad implementare e integrare i protocolli federali con un nuovo parametro: la salute, intesa quale assenza al virus SARS Cov -2, del singolo tifoso fruitore dell’evento (!!).

Sulla base delle poche certezze attuali, possiamo affermare che per le Società Sportive sarà necessario “revisionare” il Regolamento d’uso, includendo la previsione della possibilità di escludere la contrattazione con il tifoso che non riuscirà a dimostrare il requisito - della avvenuta “negatività al Virus”. La Società dovrà poi far ratificare il Regolamento d’uso al Gruppo Operativo Sicurezza (c.d. “GOS”) della Questura territorialmente competente. Resta peraltro inteso che una volta approvato e pubblicizzato, la Società potrà consentire l’accesso soltanto al tifoso che presenterà le “qualità” richieste.

Restano da monitorare i seguenti quesiti:

  • sarà sufficiente esibire il cosiddetto passaporto vaccinale?

  • basterà dimostrare l’esito del tampone?

  • come sarà gestito l’accesso allo stadio degli stranieri residenti all’estero?

Non meno rilevanti sono i profili di privacy che riguardano la gestione dei dati sanitari (esito dei tamponi, avvenuta negativizzazione al virus, ecc).

Sino ad ora le Società hanno raccolto i dati sanitari - misurazione della temperatura corporea - in forza del combinato disposto dal Dpcm del 17 maggio 2020 e dal protocollo federale del 24 maggio 2020 ma in regime di apertura al pubblico e in previsione anche dell’eventuale archiviazione del dato vaccinale e/o del tampone Covid- 19  è necessario capire se ci sarà un altro approdo normativo.

Il team di Sportlaw ha iniziato ad interrogarsi e rimane in attesa di ricevere un riscontro dal Garante della  Privacy sui seguenti quesiti:

  • quali sono i dati necessari che potranno essere raccolti?

  • potranno essere solo rilevati o anche registrati e archiviati? E se sì, per quanto tempo, e con quali misure di sicurezza dovranno essere conservati?

  • in che modo si potranno considerare leciti questi trattamenti di dati?

Nell’eventuale raccolta di dati vaccinali, inoltre, non saranno da sottovalutare anche altre problematiche di natura più operativa, quali errori di valutazione del personale nell’acquisizione di certificati prodotti da organi di competenza stranieri, eventualmente scritti in altre lingue, tipologia di vaccino e copertura ad eventuali varianti che abbiamo visto si stanno manifestando (…). Si teme, in questo caso, la possibile diffusione di pratiche scorrette e il rischio, da una parte, di considerare lecita anche la documentazione proveniente da Stati che non condividono i nostri stessi standard di qualità, oppure, dall’altra parte, di impedire l’accesso a tifosi che ne avrebbero diritto al pari di quelli vaccinati in Italia.

La strada da percorrere è ancora lunga ma il percorso sembra tracciato.

Seguici per rimanere aggiornati sul tema.

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