Sostenibilità e Responsabilità nel calcio: Intervista a Nicola Simonelli (Segretario Generale A.C. Reggiana 1919)
INTERVISTA A NICOLA SIMONELLI : Nicola Simonelli, Segretario Generale della Società Sportiva A.C. Reggiana 1919 e abilitato come Direttore Sportivo, è da sempre impegnato in tematiche che riguardano la Responsabilità Sociale e Ambientale del proprio territorio. Inoltre è membro del Consiglio Direttivo della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della F.I.G.C., oltre a essere Docente a contratto all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Docente Associato presso l’Università Bicocca di Milano.
Essendo tu membro del Consiglio Direttivo della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della F.I.G.C. ci vuoi parlare di una delle iniziative più interessanti realizzate dalla Società, ovvero il progetto “Reggiana for Special”?
La nascita di “Reggiana for Special” che ha contribuito successivamente alla nascita di tutto il movimento di “Quarta Categoria” ormai diversi anni fa qui a Reggio Emilia; per la Serie A: Milano, e per la Lega Pro: Reggio Emilia, è un’iniziativa sociale grazie alla quale abbiamo organizzato il primo campionato di Lega Pro, infatti si chiamava: “Tutti giocano a calcio in Lega Pro”. Il progetto l’abbiamo gestito e organizzato come Reggiana, ed è iniziato con il derby: Reggiana-Parma con l’allora Presidente di Lega Pro Gabriele Gravina e tante altre istituzioni. Da sempre Reggiana è vicina a questi aspetti, cioè di una Società di calcio che sia professionista e che si impegni anche in ambito sociale. L’inclusione è un tema fondamentale per poter creare occasioni e per poter fare attività, grazie alle quali le persone svantaggiate possono vivere il sogno di indossare la maglia granata. Il progetto oltre che essere bello e interessante è anche terapeutico, cito un film:”Crazy for Football” che ci fa vedere come il calcio viene visto anche da questo punto di vista. Tante società e tante aziende si sono avvicinate con la voglia di aiutare e contribuire a quello che è il progetto di “Reggiana for Special”. Tra l’altro noi abbiamo una caratteristica, siamo una delle 2 società che tessera direttamente i ragazzi, quindi a tutti gli effetti sono ragazzi tesserati per la Reggiana.
Da poco la Reggiana ha aderito al Progetto “Integration League”, promosso dalla Lega Pro con il supporto di UNHCR (Alto Commissariato delle Nazione Unite per i rifugiati) e Project School. In cosa consiste il progetto? Vi siete coordinati con le altre squadre della Lega Pro per realizzarlo?
Mi piace dire che la Reggiana non ha aderito al progetto ma è stata scelta come una delle Società che erano più adatte. Il progetto consiste nel fare attività di inclusione, riuscire a coinvolgere i ragazzi svantaggiati, ragazzi rifugiati, o ragazzi che hanno richiesto asilo politico, e utilizzare il gioco del calcio come strumento di inclusione. È in programma un torneo Nazionale con 8 squadre partecipanti, che comincerà dal mese di marzo 2023, inoltre al termine del torneo sarà organizzata una festa finale per cercare di dare continuità a un progetto che esiste già, ovvero il Progetto Rete organizzato dalla Federazione, progetto rivolto ai minori non accompagnati. Questo progetto è gestito interamente dalla F.I.G.C., ed è rivolto a stranieri in difficoltà, in particolare soggetti maggiorenni, e cerca di utilizzare il calcio come mezzo di inclusione per i ragazzi che arrivano dall’estero in condizioni di svantaggio. Penso che sia un qualcosa di molto interessante perché è un modo, oltre che per includere, per insegnare la lingua italiana. Anche qui abbiamo usato la stessa logica utilizzata per “Reggiana for Special”, coinvolgere il territorio attraverso l’utilizzo dei campi, ma non solo, abbiamo coinvolto la Fondazione per lo Sport e la cooperativa sociale “Dimora d’Abramo” per lavorare insieme sul collegamento per i ragazzi, inoltre abbiamo coinvolto una società amatoriale A.S.D. Polisportiva Zelig, che già opera su queste tematiche in modo tale da portare anche la loro esperienza e il loro contributo per la gestione di questa squadra. Mi piace ricordare che questo lavoro sui ragazzi stranieri non richiedenti asilo, è una categoria su cui Reggiana aveva già lavorato alcuni anni fa con un altro progetto purtroppo interrotto anche a causa delle modifiche delle norme, che era quello di portare i giovani allo stadio a svolgere la funzione di “aspiranti Steward” come logica per l’insegnamento della lingua Italiana; quindi attraverso la cooperativa stessa avevamo coinvolto un certo numero di ragazzi a cui avevamo prima fatto svolgere il corso da steward e successivamente gli abbiamo affiancati agli steward stessi. È interessante come in questo caso, lo sport è sempre protagonista e può essere visto sia come mezzo di inclusione ma anche come strumento di insegnamento della lingua.
In tema di Responsabilità Ambientale invece come si è mossa la Società? Che tipo di progetti avete realizzato?
Su questo faccio un discorso generale, la Reggiana inizierà il nuovo anno con un’autocertificazione. Si chiama “Autocertificazione di responsabilità sociale” che è la UNI 26000, su cui già stiamo lavorando anche per presentare un convegno in Università con ospiti internazionali, tra cui anche la UEFA. L’idea è costruire un progetto a 360 gradi in tutti gli ambiti che fanno riferimento ai famosi punti indicati dalla Uefa come obiettivi 2030. Cosa stiamo facendo in tema di responsabilità ambientale? Intanto la scelta delle maglie, provengono da materiali riciclati, infatti Reggiana ha aderito al progetto chiamato “Macron for Planet”, nato dall’Udinese Calcio. Un secondo punto riguarda l’attenzione ai rifiuti e la loro gestione, come la pulizia degli spogliatoi. Inoltre, abbiamo cercato di lavorare sui risparmi idrici, ad esempio abbiamo sostituito nel settore giovanile tutte le docce per cercare di diminuire lo spreco dell’acqua; poi nei nuovi spogliatoi ci saranno tutti i pannelli fotovoltaici. Quindi comunque è un’attenzione che abbiamo, l’idea come ti dicevo è quella di cercare di mettere a sistema tutto quello che noi abbiamo predisposto.
Che tipo di contributo offre la Reggiana alla città di Reggio Emilia e alla propria comunità? Penso alla nuova App, chiamata “YouPol”, creata proprio per contrastare e limitare episodi di spaccio, bullismo o violenza ma anche al Progetto “Provincia Granata” per rafforzare il legame con le Società più piccole della provincia.
È clamorosa la risposta che abbiamo avuto dopo questo convegno che abbiamo organizzato in data 12 novembre 2022. Cito una frase, senza dire chi è l’autore, “Quando abbiamo organizzato eventi grossi o inaugurazioni che apparentemente sembravano cosi importanti non eravamo mai riusciti ad avere questa platea di interventi tutti assieme”, perché questa nostra voglia di lavorare con le forze dell’ordine, proprio in tema di responsabilità sociale di impresa per il territorio è stato veramente molto apprezzata, infatti erano presenti tantissime figure importanti, dal Prefetto al Questore, Carabinieri e Guardia di Finanza, vi era anche una notevole presenza politica con esponenti sia del Comune, sia della Provincia che della Regione, oltre che l’assessore allo sport e i sindaci di altri comuni. Quindi questa iniziativa è stata veramente impattante, la società è presente come Università Sportiva dentro questo tavolo “interport” di contrasto al bullismo; infatti stiamo facendo attività anche sportiva in zone problematiche della città proprio in questa logica. Lavorare con l’App “YouPol” in collaborazione con la Polizia di Stato rientra all’interno del tema riguardante la Tutela dei Minori. Come sai meglio di me, la Tutela dei Minori ha la possibilità di segnalare attraverso un portale le eventuali situazioni, noi abbiamo fatto qualcosa in più nel senso che collaboriamo direttamente con la Polizia, sono stati inseriti all’interno del Settore giovanile alcuni QR Code dell’App YouPol cosi da poter essere scaricata e utilizzata nel caso ve ne fosse bisogno. Abbiamo presentato l’idea anche per il Settore Femminile. L’attenzione è tanta, la città ha risposto benissimo, ci stanno facendo tanti complimenti quindi spero che sia una buona prassi che possano prendere anche altre società.
Come si stanno muovendo secondo te i Club in Italia? Pensi che siano in ritardo rispetto ai Club Europei riguardo a queste tematiche?
Si attualmente siamo nettamente più indietro, sono state però organizzate delle bellissime iniziative come ad esempio la Società Cagliari Calcio che lavora molto bene ed esprime un concetto di territorialità importante; infatti ha vinto quest’anno il premio al Social Football Summit 2022 di Roma in tema di responsabilità sociale; anche a mio avviso sono stati molto bravi, ma secondo me la grande differenza che loro fanno è inserire il tema della sostenibilità a sistema con il Club. L’obiettivo che ho per la Società Reggiana è di fare entrare il tema della responsabilità sociale come qualcosa di integrato con il Modello di gestione della Società. Di questo ne sono convintissimo, infatti all’estero nelle altre Leghe funziona così. Il VfL Wolfsburg Calcio in Bundesliga ha, per esempio, come primo punto proprio la Responsabilità Sociale, partendo da questo punto costruiscono tutto il lato della gestione sportiva. Mi vengono in mente altre eccellenze che lavorano molto bene come la Fondazione Arsenal, il Chelsea o addirittura il Forest Green Rovers F.C. che ha veramente realizzato delle idee innovative capaci di avere dei risparmi importanti.
Che supporto possono fornire i calciatori riguardo queste tematiche? Credi che possano essere il giusto “veicolo” da poter utilizzare?
Per me non sono un veicolo, devono essere una parte fondamentale. Quando firmano il contratto, devono “accettare” un modello di responsabilità della Società. Secondo me la logica, che in Italia manca, è che dobbiamo utilizzare il calcio come esempio per realizzare queste tematiche, ma dobbiamo anche poi applicarle con tutti i dipendenti come se fosse un ISO 9000, cioè quando tutti i dipendenti dell’azienda applicano quel modello di lavoro lo devono applicare anche per la responsabilità sociale. La scelta che ho fatto come Società, non dico obbligando ma convincendo tutti a seguire questa mia linea, è di tesserare i giocatori di “Reggiana for Special” direttamente in Reggiana, e non dando magari le magliette ad una A.S.D. del territorio. Se io do le magliette ad un’altra società, è a mio avviso un’azione di marketing, ma non un’azione di responsabilità sociale. Secondo me questa è la differenza, la responsabilità sociale deve essere qualcosa di intrinseco con il tuo modo di operare; servono quindi protocolli, modalità di lavoro, ecc..
Sapendo che la maggioranza degli stadi italiani è di proprietà comunale, quale priorità suggeriresti ai club italiani per iniziare a lavorare sulla sostenibilità? Temi sociali? E quali? Temi ambientali sui centri di allenamenti? Temi ambientali che coinvolgono il pubblico? Altro?
Per me le 3 cose possono coesistere insieme, anzi si può lavorare in modo integrato. Io ti rispondo che darei priorità alle Procedure Interne della Società, cioè sul modello di lavoro complessivo. Poi ovvio che il lavoro sugli stadi, sui centri sportivi, sono azioni da realizzare però secondo me è una questione di pensiero, cioè di come voglio impostare il lavoro della mia società. Responsabilità sociale è anche svolgere alcuni contratti in un certo modo.
Pensi sia meglio concentrarsi su temi sostanziali nel centro sportivo (es riduzione uso acqua, produzione energia con pannelli solari, ecc) che hanno scarsa visibilità ma sicura efficacia, o sia più utile educare il pubblico dello stadio ad esempio sensibilizzandolo su raccolta differenziata, riduzione impatti nel percorso casa stadio ecc. (in sostanza il calcio deve svolgere il ruolo di attore o di promotore nel percorso di sostenibilità)
Per me sono azioni specifiche, ma ripeto il modello di lavoro viene sempre prima, cioè questo viene tutto dopo. Io ti dico: “Qual è il modello di responsabilità sociale che il Club vuole impostare?”, Reggiana ha un modello che ha costruito che cercherà di applicare a partire proprio da dicembre e che riguarda anche diverse società. L’obiettivo sono i 17 punti che la UEFA ha realizzato per il 2030, noi dobbiamo lavorare su quelli, lavorando di sistema e con una logica di pensiero. Qui avevamo fatto un bellissimo progetto fermato purtroppo dal Covid dove avevo legato l’acquisto del biglietto al mezzo di trasporto che tu utilizzavi; avevo realizzato anche una sorta di App, il biglietto costava meno se tu venivi in bicicletta, in più vi era anche la parte sociale perché i parcheggi delle biciclette erano gestiti da una cooperativa e di conseguenza riuscivi a rimettere in circolo risorse. A mio avviso questo significa lavorare di territorio; le ultime 2 tue domande quando mi parli di azioni concrete secondo me sono limitate al confine che ha l’Italia, invece dobbiamo lavorare di sistema e di territorio. Ci si deve chiedere: “Cosa serve a questo territorio? Come possiamo far si che questo territorio possa evolversi, migliorare e crescere?” Più riusciamo a lavorare in questo modo più riusciremo a fare tutte le azioni che hai citato. Ma secondo me il punto di partenza è capire quale logica di sistema vogliamo costruire. Nel mio modello è presente uno schema che presenteremo nel prossimo convegno: dove una Società deve avere al pari del Direttore Generale e del Direttore Sportivo un Direttore della Responsabilità Sociale che ha lo stesso peso delle altre 2 figure, una sorta di triade di lavoro; e poi al di fuori l’Organo di valutazione esterna, cioè l’ODV. Quindi il mio pensiero è questo: partendo dal modello di gestione, andiamo a delineare tutte le azioni successive, perché posso dirti che in Sicilia forse è più facile andare a realizzare un lavoro sui modelli fotovoltaici o dei modelli di risparmio. Reggio Emilia è un terreno fertile per tutte quelle che sono le iniziative a carattere sociale con le sue problematiche, magari in altre parti di Italia le problematiche possono essere altre.
In conclusione, quali sono i vostri prossimi step/obiettivi? Ci sono già delle idee per il 2023?
A dicembre / gennaio partiremo con la creazione del modello di lavoro che farà riferimento all’UNI 26000; a marzo realizzeremo un convengo con l’Università di Modena e Reggio Emilia e con diversi altri partner su questi temi e avremo sicuramente un paio di relatori stranieri importanti. Poi naturalmente portare avanti gli altri progetti, seguendo sempre la logica di mettere a sistema tutto quello che abbiamo. Un tema che secondo me riguarda sempre la sostenibilità sociale possono essere anche gli stili di vita, cioè come un Club di calcio professionistico può lavorare sugli stili di vita dei calciatori (es. alimentazione), del settore giovanile, dei dipendenti e dei tifosi. Ci sono vari temi in programma, che fanno riferimento al Global Impact ma anche a tutto quello presente negli altri documenti e nelle altre carte valoriali.